sabato 26 luglio 2014

O Carlo, ascolta...

Nove anni fa, rovistando in casa, trovavo una audiocassetta di arie d'opera, regalata con un giornale e ancora sigillata; essendomi appena avvicinato all'opera ero curiosissimo, non conoscevo le tre opere da cui provenivano le arie (Rigoletto, Trovatore e Traviata): la aprii e la ascoltai.
Sul lato B ascoltai due voci che mi entusiasmarono: la prima, femminile, cantava Addio del passato e Tacea la notte placida, la seconda, maschile, cantava Ah sì, ben mio; le ascoltai così tanto da imparare i testi e iniziai a cantare insieme a loro che mi davano così tante emozioni.
Quei due cantanti sono ancora nel mio cuore, e si chiamano Renata Tebaldi e Carlo Bergonzi.
Il Maestro Bergonzi si è spento ieri, proprio nell'anno che segna i dieci anni dalla scomparsa di Renata; voglio scrivere qui almeno un po' di ciò che il suo Canto mi ha trasmesso.


Il Canto di Carlo Bergonzi è uno dei più eleganti che abbiamo avuto l'occasione di sentire a partire dagli anni '50; in quel momento le sorti dell'Opera iniziavano a dividersi ancora più spiccatamente di prima su due strade: una di esse, l'unica di valore, continuava nel solco dei grandi cantanti del passato, che avevano dimostrato che l'interpretazione passava attraverso una vera e forte preparazione tecnica, che permetteva un canto dalle mille sfumature ed espressioni; la seconda, quella che purtroppo ancora oggi va per la maggiore, portava all'urlo, all'effettaccio, ai berci, alle voci ingrossate ed ingolate, i tratti sgradevoli delle quali vengono scambiati per interpretazione, quando invece sono sintomi di ignoranza tecnica.

Bergonzi si colloca senza dubbio sulla prima strada, con una tecnica studiata che gli ha permesso di interpretare in modo eccellente partiture che prevedono pesi vocali differenti, mantenendo sempre una grande eleganza.

Voglio partire proprio dal primo ascolto che feci di questo Grande Artista, che è una delle vette nella storia dell'interpretazione verdiana: Ah sì, ben mio da Il trovatore:


E l'eleganza appena ascoltata gli ha permesso di affrontare anche il ruolo del Duca di Mantova con risultati sorprendenti che mi lasciarono sbalordito al primo ascolto: non mi sarei mai aspettato che una voce così scura sarebbe riuscita a dare un'interpretazione di livello altissimo di questa parte:

Continuando sulle belle sorprese che Bergonzi mi ha fatto non posso fare a meno di parlare del suo Edgardo nella Lucia di Lammermoor. In tutta l'opera l'interpretazione di Bergonzi è una delle più belle e ben cantate che si possano ascoltare, fino ad arrivare ad un Tu che a Dio spiegasti l'ali mozzafiato e meraviglioso:



Un tenore meraviglioso in Verdi, ma non solo, come abbiamo appena potuto ascoltare; ed è stato un grande interprete anche della Madama Butterfly di Puccini, della quale voglio proporre il duetto Bimba dagli occhi pieni di malia:


Voglio concludere questo piccolo ricordo con il duetto dei Pescatori di perle, cantato insieme ad un altro cantante che tengo nel cuore, Dietrich Fischer-Dieskau:
Questi pochi ascolti non rappresentano tutto quello che è stato e che continuerà ad essere per la Musica Carlo Bergonzi, sono solo un piccolo ricordo costituito dalle pagine di questo interprete che più mi son rimaste nel cuore.
O Carlo, ascolta... grazie per tutto ciò che ci hai dato, grazie per il tuo canto, grazie per le emozioni, le lacrime e i sorrisi.


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