lunedì 8 settembre 2014

Del verso io son l’accento, l’eco del dramma uman

Qualche anno fa accesi un video su youtube: una anziana signora vestita di verde stava in piedi vicino al pianoforte che scandiva gli accordi iniziali di "Sola, perduta, abbandonata" della Manon Lescaut. 
Io, ignorante, pensai: sarà la solita cantante che non riesce a staccarsi dal palcoscenico nemmeno ad 80 anni.

Inizia a cantare, si toglie gli occhiali e si vede che è il personaggio, non lo sta semplicemente interpretando; davanti a me non c'è più una donna di 83 anni, c'è la giovane Manon disperata e sola nel deserto: le parole sono scolpite, l'interpretazione viva e trascinante fino a quella pausa, a quello sguardo che fa tremare perché è La disperazione, a quel sussurro strozzato in gola dall'angoscia: "No! Non voglio morir!".
Quel giorno mi innamorai di un'aria che fino ad allora detestavo, e iniziai ad adorare una cantante: Magda Olivero.


Se proprio si vuole descrivere ciò che la Olivero ha rappresentato per il mondo dell'opera a parole penso che si possa ricorrere ai versi detti dalla sua amata Adriana Lecouvreur:
"Del verso io son l'accento, 
l'eco del dramma uman"

lei è stata (via, lo è ancora, perché la morte non cancella l'arte) quell'accento pieno di verità, di vita, di intensità che ha portato a vivere i personaggi ai quali si è accostata; quando un personaggio è cantato da lei prende forma fisica, vive, soffre, sorride e muore, il canto è il mezzo naturale attraverso il quale si esprime, come se stesse parlando (e cos'è l'opera se non questo?).


Dopo aver ascoltato il finale di Adriana mi viene in mente un'altra grande interpretazione: il finale di Fedora, con quei suoni sussurrati che che si spengono sempre più mentre la vita abbandona la protagonista; la parte finale, (quel "Vorrei ancora un po' del tuo amor"!) è un capolavoro assoluto che deve rimanere nella storia dell'opera:


E possiamo dimenticare quanto è sorprendente la sua Medea? Nell'aria "Dei tuoi figli la madre" quel "Torna a me! Torna sposo per me!" che è sì una supplica, ma intrisa dell'orgoglio offeso della maga.

 Anche se purtroppo non ci ha lasciato una registrazione integrale di Traviata abbiamo per fortuna ampie selezioni, che ci permettono di ascoltare una delle più grandi interpretazioni del difficile personaggio, che ha proprio bisogno non solo di una tecnica salda, ma soprattutto di una interprete che riesca ad esprimere completamente i suoi vari aspetti: le finzioni del primo atto, il sacrificio, la disperazione, e l'amore vero venato di dolore per le offese ricevute nel secondo, e infine la consapevolezza della morte vicina e la speranza infranta del terzo.


Voglio chiudere con la partita a poker della Fanciulla del west; Minnie è un altro dei tanti capolavori di questa grande artista, e in particolare questa pagina è ricca di espressività: dall'ansia all'inganno, fino al trionfo finale, che parte con delle risate isteriche che per la scarica dell'ansia si tramutano in pianto. Una scena così non poteva chiedere di meglio che essere interpretata dalla Olivero.


Non si può che ringraziare sinceramente questa artista che si è così tanto e per così tanti anni donata al pubblico, con la capacità di far nascere grandi emozioni ad ogni parola e ad ogni gesto, lasciando un grande esempio di umiltà e arte.