sabato 6 aprile 2013

Francesco Paolo Tosti - La magia dimenticata delle melodie da camera italiane

Della vastissima produzione di melodie di Francesco Paolo Tosti (1846-1916) sono rimasti nel repertorio più frequentato non moltissimi titoli, se paragonati alla quantità di lavori di questo sensibile compositore: oltre 500 melodie per canto e pianoforte!
Molte di queste melodie hanno inoltre il pregio di essere state composte su testi stupendi (basta pensare a quelli di Gabriele D'Annunzio).


Al giorno d'oggi può capitare di sentire qualcuno di questi lavori nei recital dei cantanti, i più frequentati sono i famosissimi L'ultima canzone, Non t'amo più, L'alba separa dalla luce l'ombra, Marechiare e 'A vucchella, ma ci sono tanti altri tesori da scoprire e riscoprire; in questo post voglio dare un'occhiata alle melodie che mi hanno più colpito, accompagnate dai loro testi.
Un'ultima considerazione prima di iniziare: Tosti non era solo compositore, ma anche cantante, insegnante di canto e accompagnatore al pianoforte di grandi cantanti (per citarne tre Caruso, la Melba e McCormack), conosceva quindi benissimo il canto e si sente nelle sue composizioni, piacevoli tanto da ascoltare quanto da cantare.

Iniziamo con la dolcezza di Rosa Ponselle in Goodbye, un addio all'estate, alla speranza e al proprio amore (testo di George John Whyte-Melville):



Falling leaf and fading tree,
Lines of white in a sullen sea,
Shadows rising on you and me;
Shadows rising on you and me;
The swallows are making them ready to fly,
Wheeling out on a windy sky.
Goodbye Summer! Goodbye! Goodbye!

Hush! a voice from the far away!
"Listen and learn," it seems to say,
"All the tomorrows shall be as today."
"All the tomorrows shall be as today."
The cord is frayed, the cruse is dry,
The link must break, and the lamp must die --
Goodbye to Hope! Goodbye! Goodbye!

What are we waiting for? Oh, my heart!
Kiss me straight on the brows! and part again!
Again! my heart! my heart! 
What are we waiting for, you and I?
A pleading look, a stifled cry.
Goodbye, forever! Goodbye, forever!
Goodbye! Goodbye! Goodbye!
 
Passiamo ora alle Quattro canzoni d'Amaranta, su stupendi testi di D'Annunzio pieni di magia avvolgente... in queste canzoni si sente quali capolavori possono nascere dall'incontro di un genio della musica e di un genio della poesia. L'interprete è l'intelligente quanto brava Anna Caterina Antonacci, che ridà piena dignità anche ad una pagina come L'alba separa dalla luce l'ombra, a lungo abusata da alcuni tenori con interpretazioni "da stadio" che non rendono la profondità del pezzo.


I.

Lasciami! Lascia ch'io respiri, lascia
ch'io mi sollevi! Ho il gelo nelle vene.
Ho tremato. Ho nel cor non so che ambascia...
Ahimè, Signore, è il giorno! Il giorno viene!

Ch'io non lo veda! Premi la tua bocca
su' miei cigli, il tuo cuore sul mio cuore!
Tutta l'erba s'insànguina d'amore.
La vita se ne va, quando trabocca.

Trafitta muoio, e non dalla tua spada.
Mi si vuota il mio petto, e senza schianto.
Non è sangue? Ahi, Signore, è la rugiada!
L'alba piange su me tutto il suo pianto.
 
 
II.
 
L'alba sepàra dalla luce l'ombra,
E la mia voluttà dal mio desire.
O dolce stelle, è l'ora di morire.
Un più divino amor dal ciel vi sgombra.

Pupille ardenti, O voi senza ritorno
Stelle tristi, spegnetevi incorrotte!
Morir debbo. Veder non voglio il giorno,
Per amor del mio sogno e della notte.

Chiudimi, O Notte, nel tuo sen materno,
Mentre la terra pallida s'irrora.
Ma che dal sangue mio nasca l'aurora
E dal sogno mio breve il sole eterno!
 
http://www.youtube.com/watch?v=tnl1hE4ynv0 

III. 
 
In van preghi, in vano aneli,
in van mostri il cuore infranto.
Sono forse umidi i cieli
perché noi abbiamo pianto?

Il dolor nostro è senz'ala.
Non ha volo il grido imbelle.
Piangi e prega! Qual dio cala
pel cammino delle stelle?

Abbandónati alla polve
e su lei prono ti giaci.
La supina madre assolve
d'ogni colpa chi la baci.
In un Ade senza dio
dormi quanto puoi profondo.
Tutto è sogno, tutto è oblìo:
l'asfodèlo è il fior del Mondo.
 
http://www.youtube.com/watch?v=INnx6hQJ9Ss 

IV.

Che dici, o parola del Saggio?
"Conviene che l'anima lieve,
sorella del vento selvaggio,
trascorra le fonti ove beve."

Io so che il van pianto mi guasta
le ciglia dall'ombra sì lunga...
O Vita, e una lacrima basta
a spegner la face consunta!

Ben so che nell'ansia mortale
si sfa la mia bocca riarsa...
E un alito, o Vita, mi vale
a sperder la cenere scarsa!

Tu dici: "Alza il capo; raccogli
con grazia i capelli in un nodo;
e sopra le rose che sfogli
ridendo va incontro all'Ignoto.

L'amante dagli occhi di sfinge
mutevole, a cui sei promessa,
ha nome Domani; e ti cinge
con una ghirlanda più fresca."

M'attende: lo so. Ma il datore
di gioia non ha più ghirlande:
ha dato il cipresso all'Amore
e il mirto a Colei ch'è più grande,

il mirto alla Morte che odo
rombar sul mio capo sconvolto.
Non tremo. I capelli in un nodo
segreto per sempre ho raccolto.

Ho terso con ambe le mani
l'estreme tue lacrime, o Vita.
L'amante che ha nome Domani
m'attende nell'ombra infinita.
 
 Ora voglio proporvi le tre melodie di Tosti che amo di più:

Sogno, su testo di Olindo Guerrini, è coinvolgente nel descrivere il desiderio immenso che la protagonista cerca invano di reprimere; crea un'atmosfera che fa dimenticare che l'azione si svolge in un sogno, ci rende partecipi dei sentimenti della protagonista, della sensualità di quelle labbra che le sfiorano la faccia, lasciandoci alla fine delusi quasi quanto lei che si tratti solamente di immaginazione.
L'interprete che ho scelto è Renata Tebaldi, con la sua voce pura ed unica nell'uso delle dinamiche.


Ho sognato che stavi a' ginocchi,
Come un santo che prega il Signor ...
Mi guardavi nel fondo degli occhi,
Sfavillava il tuo sguardo d'amor.

Tu parlavi e la voce   sommessa...
Mi chiedea dolcemente mercè...
Solo un guardo che fosse promessa,
Imploravi, curvato al mio piè.

Io taceva e coll'anima forte
Il desio tentatore lottò.
Ho provato il martirio e la morte
pur mi vinsi e ti dissi di no.

Ma il tuo labbro sfiorò la mia faccia...
E la forza del cor mi tradì.
Chiusi gli occhi,ti stesi le braccia...
Ma, sognavo...E il bel  sogno svanì.
 
Vorrei, su testo di Gabriele D'Annunzio, è una melodia seducente e carica di sensualità, con delle figure uniche, come le chiome sciolte con le quali la voce narrante vorrebbe cingere l'amato in lentissima carezza, oppure il desiderio di vedere l'amato folle della sua bellezza.

Ho scelto l'interpretazione del grandissimo Carlo Bergonzi, molto notevole nonostante la decisione di ascendere invece che discendere come è scritto sullo spartito nel finale, che toglie un po' all'atmosfera di quel "Io t'amo!", e nonostante io la preferisca cantata da un soprano (ma quest'ultima cosa è solo questione di gusti). Rimane comunque una stupenda registrazione e la migliore che abbia trovato su youtube (c'è uno stupendo cd che raccoglie le interpretazioni delle melodie di Tosti di questo grandissimo cantante).



Vorrei, allor che tu pallido e muto
pieghi la fronte tra le mani e pensi,
e ti splendon su l'animo abbattuto
i vani sogni e i desiderî immensi:

Vorrei per incantesimi d'amore
pianamente venire a 'l tuo richiamo,
e, su di te piegando come un fiore,
con dolce voce susurrarti: Io t'amo!

Vorrei di tutte le mie sciolte chiome
cingerti con lentissima carezza,
e sentirmi da te chiamare a nome,
vederti folle de la mia bellezza.

Vorrei per incantesimi d'amore
pianamente venire a 'l tuo richiamo,
e, su di te piegando come un fiore,
con dolce voce susurrarti: Io t'amo!

Tristezza, su testo di Riccardo Mazzola, descrive una malinconia che fa presagire la fine di un amore e che si unisce alla spiritualità della preghiera.

Ho scelto l'interpretazione di Renato Bruson, baritono che ha dedicato particolare attenzione a Tosti in concerti e registrazioni stupende.



Guarda; lontan lontano
muore ne l'onde il sol;
stormi d'uccelli
a vol tornano al piano.

Una malinconia io sento in cuore
e pur non so perchè;
guardandoti negli occhi,
o bella mia, muto mi stringo a te.

Copre l'ombrìa d'un manto
le cose, il cielo, il mar;
io sento tremolar
ne gli occhi il pianto.

Suona l'avemaria ed é sí triste
e pur non so perchè:
devotamente preghi, o bella mia,
io prego insieme con te.

Tenera ne la sera
che s'empie di fulgor,
dai nostri amanti cuor
va la preghiera.

E la malinconia
mi fa pensare
e pur non so perchè,
che un giorno, ahimè,
dovrà la vita mia
perdere il sogno e te!

Concludo questo post con la Chanson de l'Adieu, su testo di Edmond Haraucourt e cantata da William Matteuzzi, che ci dice che, fino all'Addio estremo, partire è morire un po', ma è anche lasciare un po' della nostra anima a ciò che si ama.



Partir, c'est mourir un peu,
C'est mourir à ce qu'on aime:
On laisse un peu de soi-même
En toute heure et dans tout lieu.

C'est toujours le deuil d'un vœu,
Le dernier vers d'un poème;
Partir, c'est mourir un peu,
C'est mourir à ce qu'on aime.

Et l'on part, et c'est un jeu,
Et jusqu'à l'adieu suprême
C'est son âme que l'on sème,
Que l'on sème en chaque adieu:
Partir, c'est mourir un peu.