sabato 16 agosto 2014

Goodbye Licia!

Cos'è che mi attrae così tanto nelle registrazioni di Licia Albanese?
Me lo sono chiesto molte volte, in fondo il timbro non è dei più belli, non è una di quelle voci che si fanno strada nel cuore dell'ascoltatore semplicemente per le loro qualità naturali; ma allora cos'è che entra in me, che mi rende felice quando la ascolto?
È ciò che credo sia stata la firma di questa grande artista, la caratteristica che la rende unica: la sua grinta.


Ieri Licia Albanese si è spenta, avesse 101 o 105 anni (la data di nascita non è sicura), importa poco; non importa perché rimarrà per me sempre una delle artiste più giovani e vitali della storia dell'Opera, una di quelle che riuscivano veramente a dar vita ai personaggi che cantavano: una Violetta intensissima, una Liù di rara delicatezza, una Manon Lescaut seducente, una grande Butterfly... non posso elencare tutti i ruoli in cui ha lasciato un segno, anche perché il suo repertorio è vario, ma proporrò alcune delle registrazioni che a me piacciono di più.

Il suo canto, pur non dimenticando il legato, è sempre pronunciato! Quanto c'è bisogno oggi del suo esempio, quando in teatro ci tocca ascoltare dei divi acclamati produrre dei suoni gonfiati senza la minima pronuncia e senza che sappiano dare un minimo di valore alle parole che stanno cantando! 
Ogni parola ha un significato, un valore, non solo un'intonazione, e i grandi e veri artisti come l'Albanese questo lo sanno bene.


Bisognerebbe capire che questo non è il passato dell'Opera lirica, ma il suo futuro; solo se si ricomincierà a vedere cantanti come Licia Albanese come esempi positivi questo genere si salverà dalla totale snaturazione che sta subendo da anni: ascoltate in questo finale della "sua" Butterfly come non ci sia nessun suono ingrossato, come tutto sia pronunciato, recitato e cantato allo stesso tempo; e sì che la voce dell'Albanese non sembra enorme e la parte è molto impegnativa, ma questo non le impadisce di cantare con la propria voce, non con una voce ingrossata e costruita come va di moda oggi.


Scolpire la parola, interpretare, non vuol dire perdere legato e dinamiche, anzi, in questa stupenda registrazione del finale della Bohème si sente bene come tutto risulti bello, libero e spontaneo, come se semplicemente si stesse recitando cantando invece che parlando. Come in effetti dovrebbe essere.


Beh, questo pezzo mi lascia sempre senza parole, e quindi penso sia il momento di chiudere questo post. 
Signora Licia, grazie, grazie, grazie per le emozioni che ci trasmette sempre con intensità, e che sono sempre forti e attuali anche dopo decenni dalla data di incisione, e grazie per il grande esempio che ha lasciato a disposizione di tutti quelli che ne vogliono usufruire.
Vi saluto con un'aria del suo (e mio) amato Puccini: