domenica 4 marzo 2012

La rivoluzione silenziosa di Renata Tebaldi

Voglio con questo post parlare di un'artista a cui tengo molto, e che purtroppo viene a volte ingiustamente sottovalutata: Renata Tebaldi; soprattutto vorrei dimostrare quanto sia sbagliata l'interpretazione della sua carriera che la vede come una cantante che non ha portato novità nell'Opera: Renata è stata la protagonista di una rivoluzione silenziosa e discreta, che non ha però perso importanza solo perché è stata portata avanti senza scalpore mediatico.

Nel periodo in cui la grandissima Maria Callas portava avanti la sua nota e importante rivoluzione dell'Opera (anzi, prima, perché Renata era già affermata da tempo), la Tebaldi portava avanti una diversissima, ma non meno importante, concezione del canto lirico.
A scanso di equivoci e per non doverlo ripetere più avanti, dico subito che per me entrambe queste concezioni sono state fondamentali per l'evoluzione dell'Opera lirica: io tratterò solo di quella tebaldiana perché l'altra non ha bisogno di un mio contributo, che sarebbe nullo davanti a ciò che hanno già scritto i grandi critici.

Appena capita di ascoltare una registrazione della voce di Renata Tebaldi, la prima cosa che colpisce è la purezza del suono e del canto; un suono pulito, oggettivamente bello, pieno, ben controllato (cosa non facile dato la grande portata di suono della sua voce, testimoniata da chi ha potuto ascoltarla dal vivo e intuibile dalle registrazioni).
Ma la Tebaldi non è solo canto bello, puro e misurato.
Mi sono chiesto tante volte cos'è che mi affascina così tanto nelle sue registrazioni, e dopo tanti ascolti ho capito, ho capito cosa rende unica quella voce, anzi, quella cantante.

Ascoltiamo insieme questa sua registrazione de "La mamma morta" dall'Andrea Chènier di Giordano:

 

Nel suo canto c'è tutto, e non solo tutte le note e tutta la musica, ma anche tutta l'interpretazione: anche se la si sta solo ascoltando è come se lei stesse recitando davanti a noi, è riuscita a sublimare nel suo canto purissimo la recitazione, e questa è una cosa straordinaria: non solo mantiene un livello di pulizia e bellezza sonora, di disciplina nel canto, che solo pochi altri hanno saputo mantenere, ma vi inserisce tutta la sua intelligenza interpretativa che non ha bisogno di artifici per esprimersi: la sua voce varia suoni e dinamiche con naturalezza, senza fastidiosi assottigliamenti troppo artificiali per essere credibili o brutti suoni, sostenendo tutto con l'accento che modella le parole conferendo loro tutta la dimensione teatrale che le rende testo drammatico, e non sola poesia.
Vediamo ora Renata nella stessa aria qualche anno dopo, con anche il supporto del video:


La sua recitazione è misurata, è vero, ma a cosa servirebbe appesantirla di gesti inutili quando col canto sta già esprimendo tutto? 
Dire che Renata fosse statica in scena e che non fosse una grande attrice mi sembra un luogo comune un po' sciocco e sintomo di una visione sommaria dei video che ci sono rimasti delle sue performances.
Prendiamo ad esempio il video della Forza del destino girato nel 1958:


Non manca niente a questa Leonora, né sul piano vocale né su quello della recitazione; una performance va valutata nella sua interezza, è inutile prendere questo video e guardare solo i movimenti del suo corpo tappandosi le orecchie: se si vuol fare questo allora è meglio andare a vedere uno spettacolo di mimo piuttosto che l'Opera. 
L'Opera nasce dall'unione del canto col gesto, è l'unione di due arti, perciò quando si valuta l'interpretazione di un cantante non si può pensare solo al canto o solo al gesto: Renata offre una performance completa, che innesta l'interpretazione sia nel canto che nel gesto, in un'unione che lascia senza fiato per la bellezza e la carica emotiva del risultato.
Questo risultato si può ritrovare in tutti gli altri documenti video che ci sono rimasti, per esempio:


Estrema disciplina nel canto, purezza, bellezza e opulenza, con pianissimi naturali e nei quali il suono non perde mai la sua corposità, non si assottiglia; grandissima carica espressiva, interpretazione che si innesta nel canto senza intaccarlo minimamente: l'unione della più alta espressione musicale della voce con la piena trasmissione della dimensione drammatica del testo.
Questa è stata la rivoluzione silenziosa di Renata Tebaldi.



Metto i link di alcuni ascolti interessanti: